Verità per Giulio Regeni

CONTRATTO NAZIONALE DIPENDENTI PUBBLICI

LA FP CGIL “ DICIAMO NO A QUEST’IPOTESI DI CONTRATTO PERCHE’ CONTRATTAZIONE SIGNIFICA RISPETTARE I LAVORATORI E NON ACCETTARE CONDIZIONI PEGGIORATIVE SAPENDO DI FARLO”

“C’è chi dice no ad un contratto che non dà risposte risposte utili alle aspettative dei lavoratori.

C’è chi dice no ad una trattativa che non ha mai cambiato le proposte economiche iniziali del Governo e soprattutto c’è chi dice no ad ipotesi contrattuali che non tutelano in nessun modo valore e dignità dei lavoratori pubblici e del loro lavoro – scrive la Funzione Pubblica Cgil in una nota – Quando si decide di non sottoscrivere un rinnovo contrattuale lo si fa solamente nell’interesse dei lavoratori”.

Il sindacato Cgil del pubblico impiego mette nero su bianco i motivi per i quali non ha aderito alle proposte contrattuali in campo rivendicando la complessità di una tornata contrattuale che non può non essere rendicontata a lavoratrici e lavoratori che in maniera veritiera, con tutte le criticità del caso.

“Chi come la Cisl ha visto con favore le proposte governative in merito ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego, dovrebbe ben sapere che con un’inflazione certificata al 17%, accettare il 5,78%; vuol dire far perdere potere ai salari dei dipendenti pubblici e sancirlo in un contratto nazionale – spiega infatti la Fp Cgil – Serve ricordare che questo “magnifico e ricchissimo” rinnovo ai fini pratici, si traduce in poco più di 40 euro netti mensili in busta paga, per gli inquadramenti professionali medi, visto che alla proposta del Governo che si aggira tra i 111 euro e i 140 euro, vanno decurtati circa 50/80€ già percepiti dai lavoratori come istituto di vacanza contrattuale negli anni precedenti”.

“Nella narrazione della Cisl si omette che gli aumenti previsti nei passati rinnovi contrattuali erano più alti dell’inflazione certificata. Così come si dimentica di spiegare ai dipendenti che una volta perso il potere di acquisto tramite la sottoscrizione di un CCNL capestro, questo è perso per sempre – continua la Fp – Tutto ciò accade nonostante le “fantasiose” dichiarazioni del governo che certificano lo stanziamento di risorse anche per i futuri rinnovi. Peccato che i dipendenti pubblici, tramite questi stanziamenti andrebbero a recuperare quanto perso nel triennio precedente non prima del 2030: altro che triplicare le risorse”.

Ma i motivi della mancata sottoscrizione non si esauriscono alla questione stipendiale e soprattutto a Reggio Emilia, fa notare il sindacato, “dovrebbe preoccupare anche il mancato reinquadramento al livello superiore del personale educativo impiegato nei nidi e nelle scuole dell’infanzia comunali”.

I fondi del salario accessorio, quelli utilizzati per la contrattazione di secondo livello, rimangono pressoché invariati: è dal 2010 che non possono essere aumentati, per tale motivo la produttività erogata ai dipendenti nel tempo si è ridotta sempre più.
“Inoltre, è da oltre 14 anni che i dipendenti percepiscono gli stessi importi legati ad indennità collegate a specifiche mansioni – continua la nota – è dal 2010 che ogni qualvolta all’interno dell’Ente locale vengono assegnati dei differenziali di stipendio o viene erogata una nuova indennità, si erode parte della produttività dei dipendenti. Questa è una battaglia centrale nel rinnovo dei contratti pubblici, non può più essere derubricata e anche questa volta chi ha aderito alle proposte di rinnovo ha accettato una condizione peggiorativa per i lavoratori, rinunciando a proseguire in questa rivendicazione”.

“Ricordiamo che molte delle meraviglie decantate dalla Cisl sono da “pagare” con risorse destinate alla contrattazione decentrata, quindi con le poche risorse dei fondi di cui sopra – continua ancora la categoria della Cgil – Anche le risorse da destinare al welfare integrativo sono soggette al limite del fondo, lasciando poco spazio a questa opportunità riconosciuta a quasi tutti i lavoratori ad eccezione dei dipendenti pubblici. Le poche novità normative che il rinnovo prevedeva di introdurre sono sempre a costo zero per il Governo. Infine, quasi tutte queste materie non sono oggetto di confronto: la prima e l’ultima parola in merito spetta alla parte datoriale”.

“Abbiamo impiegato più di dieci anni per smantellare la riforma Brunetta a cui la Cisl si era prontamente detta d’accordo. Non verremmo che ripetessero lo stesso errore: i lavoratori pubblici non lo meritano – concludono da Via Roma – La rottura del fronte sindacale rispetto ad ipotesi contrattuali assolutamente al ribasso è molto grave e rende i lavoratori più fragili. Questa è la responsabilità che la Cisl, e chi con lei era favorevole a queste ipotesi, porterà sulle spalle dopo aver accettato le condizioni del Governo. La Cgil continuerà a stare in campo per rivendicare risorse e normative contrattuali che migliorino realmente le condizioni dei lavoratori pubblici, nella convinzione che il valore e la qualità dei servizi pubblici per tutti si difendano in maniera concreta”.

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