“Forse prima del totonomi su chi sarà il o la successore/a della dottoressa Marchesi cui va il ringraziamento e la stima per il lavoro di questi anni, soprattutto per aver tenuto la barra dritta durante la pandemia, bisognerebbe delineare chiaramente il piano industriale del nostro sistema sanitario locale che deve interrogarsi su alcune sfide importanti per il futuro della nostra provincia a partire dall’invecchiamento della popolazione, l’impennata del fenomeno del disagio psichico, e il conseguente carico che ne deriva” così il segretario generale della CGIL Cristian Sesena.
Liste d’attesa sature, tempi lunghi di prenotazione, il sistema dei CAU ancora in rodaggio, medici e infermieri che non si riescono a reperire, e ospedali sul territorio sospesi tra riconversioni e promesse dal sapore spesso elettorale, di mantenimento di un servizio di pronto soccorso che per essere garantito necessita di soluzioni onerose come i medici gettonisti.
A questo quadro, non certo incoraggiante, si aggiunge la difficoltà di fare prevenzione, di attuare sinergie nel contrasto agli infortuni sul lavoro ove assistiamo a difficoltà inenarrabili a presidiare il territorio per i cronici problemi di sotto organico.
Le contraddizioni in seno ad un sistema un tempo virtuoso e ora pericolosamente in bilico non mancano.
“Aldilà della propaganda del Governo, la sanità pubblica non viene adeguatamente finanziata nella legge di bilancio 2025 anzi: è già in atto un piano di progressivo definanziamento che negli anni vedrà la spesa per la salute degli italiani scendere sotto la soglia del 6% del PIL a tutto vantaggio della Sanità Privata che avanza anche sul nostro territorio in maniera imponente – aggiunge Elena Strozzi che per la Segreteria della Camera del Lavoro si occupa di Welfare e Sanità – Laddove servirebbero fondi e programmazione registriamo solo disinteresse e disinvestimenti verso quella che rimane una delle più importanti conquiste sociali della storia repubblicana. Ci stanno scippando un bene che è anche un collante decisivo della nostra coesione sociale e con esso il futuro”.
“Forse è il caso di fare un punto. Forse è giunto il momento di mettere un punto, creando un momento comune di partecipazione e di riflessione esteso in cui, su questo tema, si dia voce, tra gli altri, a chi rappresenta i cittadini, i lavoratori e le lavoratrici i pensionati/e partendo da una analisi della situazione in essere, da una verifica dello stato di avanzamento dei cantieri aperti, dall’impatto che la riforma dell’emergenza-urgenza sta avendo sugli utenti. L’assunzione di un orientamento politico chiaro e “resistente” non è più rinviabile – si legge nella nota della Cgil reggiana .
“Possiamo chiamarli Stati Generali della Salute? La definizione è l’ultimo dei problemi, il tema vero è fare tutti la nostra parte per impedire che un bene comune come la nostra sanità ci sparisca fra le mani” conclude Cristian Sesena.