Verità per Giulio Regeni

INCIDENTI SUL LAVORO. SESENA (CGIL) E RINALDI (UIL): “BASTA CHIACCHIERE, NON SI PUO’ ANTEPORRE IL PROFITTO ALLA VITA DELLE PERSONE”

“L’ennesimo incidente sul lavoro ieri a Correggio ci dice una cosa semplice: le condizioni in cui spesso si lavora, anche nella nostra Provincia, soprattutto in alcuni settori come edilizia, agricoltura e logistica, sono troppo precarie e prive di tutele.
Confidiamo che il tavolo presieduto dal Prefetto – che alcuni giorni fa ha registrato importanti avanzamenti – possa produrre, con l’apporto convinto di tutti gli attori coinvolti, concreti passi avanti per rendere il lavoro più sicuro e ridurre a zero il rischio di infortuni gravi o mortali – dichiarano congiuntamente Cristian Sesena, Segretario Cgil Reggio Emilia e Roberto Rinaldi Coordinatore Uil Reggio Emilia.


“E’ necessario un approccio a 360 gradi che parta dalle scuole, insegnando ai ragazzi il valore imprescindibile della salute e sicurezza, per arrivare alle imprese che devono smettere di vedere in quest’ultima un costo da abbattere invece di un investimento. Pertanto siamo dell’idea che, a partite dal contesto logistico/ industriale di Mancasale, si devono iniziare a costruire protocolli tra tutti gli stakeholders interessati: Sindacati, Istituzioni, Parti datoriali ed Organi di controllo per arginare il fenomeno – continuano Sesena e Rinaldi – Il ruolo delle Istituzioni, come degli Enti preposti a partire dallo PSAL, sono centrali. C’è bisogno di medici del lavoro, tecnici della sicurezza e ispettori. Su questo fronte anche il Governo non può continuare a fare orecchie da mercante per poi stracciarsi le vesti tardivamente come accaduto per la tragica morte del bracciante dell’Agro Pontino Satnath Singh. Noi riteniamo che, in questi casi, il reato di omicidio colposo a carico del datore di lavoro debba trovare cittadinanza nel nostro ordinamento. Di fronte a morti così assurde le chiacchiere stanno a zero e le punizioni devono essere esemplari per chi antepone il profitto non solo alla dignità ma anche alla vita di chi lavora, spesso in condizioni disumane, per pochi euro all’ora”.

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