“I dati di chiusura 2023 del gruppo Iren annunciati a mezzo stampa dalla multiutility reggiana, proprio nei giorni in cui una nuova ondata di “super bollette” arriva ai clienti, appaiono come uno schiaffo alle centinaia di famiglie che, di nuovo, si troveranno a dover scegliere se pagare la bolletta entro la scadenza o utilizzare i propri risparmi per comprare da vestire, per curarsi, per la casa o l’automobile”. Cosi Luca Chierici, Segreteria Cgil Reggio Emilia in merito a quel “miracolo” di Iren, che malgrado il calo di fatturato del 17% “prevalentemente a causa dell’inverno mite”, riesce ad aumentare l’utile netto evidenziando, come sostenuto dal Presidente Del Fabbro, un modello di business “vincente”.
“Ma chi beneficia di tale modello vincente? – continua Chierici – Gli azionisti di IREN riceveranno a luglio un dividendo pari ad un +8% sul 2023, che sommato al +8% del 2022 porta ad un incremento del 16% e questo risultato, per bocca della stessa azienda, si affianca ad un +13,5% dell’indicatore EBITDA dovuto anche “agli incrementi dei ricavi tariffari nei servizi di distribuzione”, quindi dai rincari delle bollette pagati dall’utenza che sono spesso stati motivati da un incremento del costo della materia prima”.
“I risultati di bilancio di IREN smontano però questa narrazione – incalza la Cgil reggiana – rendendo evidente che su quegli aumenti l’azienda ha accresciuto i margini ed ha incassato profitti a spese delle famiglie e dei cittadini”.
“L’aumento dell’indebitamento, inoltre, ha portato l’azienda a spendere l’anno scorso 105 milioni di interessi passivi + 11 milioni di spese bancarie, spese che aumenteranno quest’anno a causa dell’aumento dei tassi.
Non parliamo di un’azienda privata, ma di una società a partecipazione pubblica che dovrebbe avere, tra i propri obbiettivi quello di redistribuire alla comunità i propri utili. Meno dividendi e meno indebitamento significherebbe avere bollette più basse, ma la scelta della partecipata è quella di un modello di business finalizzato a massimizzare gli utili a beneficio esclusivo degli azionisti – rappresentati per circa il 50% da enti pubblici e per il 50% banche e privati – a spese dell’utenza.
Se questa impostazione è frutto anche delle scelte dei soci pubblici, occorre che queste scelte si modifichino, non si può più far pagare milioni di dividendi a chi fatica ad arrivare a fine mese – continua la nota del sindacato – Se non fosse così, va recuperato il ruolo decisionale della politica nelle scelte strategiche delle aziende energetiche/idriche pubbliche o partecipate come IREN, i dividendi delle stesse devono essere redistribuiti ai nuclei familiari in stato di necessità.
Le quote di dividendi che IREN eroga ai Comuni e le relative quote che i Comuni destinano a scopi sociali appaiono briciole rispetto agli utili milionari della multiutility”.
“Crediamo questo sia un tema che deve interrogare anche i candidati sindaci dei Comuni a partire da quello capoluogo – conclude il sindacato – Come Cgil chiederemo con forza alle nuove Amministrazioni un deciso cambio di passo nella gestione delle imprese partecipate”.