“Quanto sarebbe accaduto all’interno del Carcere di Reggio Emilia ai danni di un detenuto ci appare qualcosa di estremamente grave, che condanniamo fermamente e su cui occorre fare piena luce al fine di far emergere eventuali responsabilità”. Così la Cgil provinciale sui fatti di cronaca che raccontano di violenze e maltrattamenti da parte di agenti di polizia penitenziaria ai danni di un detenuto all’interno delle Carceri reggiane.
“Che si tratti di comportamenti rientranti nella fattispecie di reato di tortura – cosa gravissima -o meno, come sostenuto dalla difesa secondo quanto riportato dalla stampa, ci troviamo in ogni caso di fronte a percosse e umiliazioni che violano la dignità delle persone; lo Stato, rappresentato da chi ha il delicato compito di vigilare sui detenuti, non può abbandonarsi a comportamenti violenti verso chi sta scontando una pena – scrive in una nota il sindacato -. Tali episodi non sono di per se giustificabili, ne dunque lo sono le motivazioni che ci pare siano state addotte, come il rifiuto del detenuto di andare in isolamento o la sua “personalità”. Le violenze oggetto di accertamento non possono in questo senso essere giudicate meno gravi”.
“Allo stesso modo occorre investire in maniera concreta affinché gli agenti di polizia penitenziaria, e in generale il personale delle Carceri, possano lavorare in sicurezza e vi siano organici adeguati al delicato compito loro affidato in contesti spesso di sovraffollamento, come da anni viene denunciato dalla Cgil – continua la nota della Camera del Lavoro -. Serve quindi una soluzione “di sistema” che riporti la Costituzione anche all’interno degli Istituti penitenziari per prevenire incidenti e situazioni di conflitto latente e per non dover correre ai ripari a seguito di episodi gravi solo dopo che sono già avvenuti”.
“La situazione nelle carceri italiane è al collasso come denunciato da molte Associazioni umanitarie e dall’Unione Europea a più riprese, ed è anche dal livello degli Istituti penitenziari che si misura il grado di civiltà di un paese. L’Italia, da questo punto di vista, ha ancora molta strada da fare” conclude la Cgil.