“Nel codice degli appalti pubblici va garantita e mantenuta l’obbligatorietà della clausola sociale”.
Così Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Reggio Emilia in merito alla cosiddetta “clausola sociale”, conquistata anche grazie alla mobilitazione sindacale nel 2015 che stabiliva il diritto alla continuità occupazionale nei cambi di appalto e che era disciplinata dall’art 50 del Codice dei contratti pubblici. Clausola la cui obbligatorietà rischia di scomparire all’interno del DDL 3514 presentato dal Governo ed in discussione in questi giorni alle Camere, già approvato al Senato e che ora approderà alla Camera dei Deputati.
“La clausola sociale deve essere obbligatoria e non può essere inserita a discrezione di chi redige i bandi di gara – dichiarano i sindacati -. Migliaia di lavoratrici e lavoratori, costretti periodicamente a cambiare il proprio datore di lavoro per decisioni prese spesso in un’ottica di mero risparmio dalle stazioni appaltanti, rischiano in mancanza della clausola sociale di perdere diritti, salario o peggio il posto di lavoro ad ogni cambio di appalto” .
“il Governo Draghi, eliminando questa clausola di diritto, fa retrocedere le tutele previste per le lavoratrici ed i lavoratori degli appalti con un balzo all’indietro di sei anni, questo rischio non può ricadere su coloro che ogni giorno garantiscono con il loro lavoro il funzionamento della macchina della pubblica amministrazione. Allo stesso modo è necessario che vi sia un lavoro di concerto con le associazioni sindacali volto alla definizione di quali siano i coretti CCNL applicabili nei diversi settori oggetto di appalto, anche al fine di contrastare fenomeni di ribassi eccessivi ed infiltrazioni della criminalità organizzata nel sistema appalti del paese. – concludono Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil provinciali -. Continueremo ad insistere per riaffermare quella che consideriamo una norma di civiltà, chiediamo ai parlamentari reggiani un impegno preciso in tal senso, al fine di garantire tutele e garanzie a tutti i lavoratori dei settori coinvolti. Il Parlamento si riappropri della propria prerogativa a legiferare, superando i passi indietro inseriti dal governo nella legge delega”.