Come Organizzazioni sindacali abbiamo a cuore la tutela e la creazione di occupazione nella nostra Provincia, e per questo stiamo tentando di stringere un Patto per il lavoro con tutte le parti sociali, imprese e istituzioni del territorio. Un’operazione quest’ultima che si sta rivelando tutt’altro che scontata a fronte delle rigidità proprio degli industriali, industriali che però in queste ultime settimane si sono resi protagonisti del lancio e della promozione del progetto Virtus – Lab che si propone di offrire chance occupazionali per circa 3000 giovani in 3 anni provenienti da tutta Italia.
Fermo restando che ciò che sappiamo è ciò che leggiamo in rete o sui giornali (Unindustria non ci ha coinvolti a nessun titolo), vorremmo porre alcune domande in merito proprio alla locale associazione degli industriali:
- Il progetto stato pubblicizzato come prioritariamente rivolto ai giovani inoccupati del centro sud; Ciò significa che sul nostro territorio non ci sono potenziali giovani da inserire? È stata fatta una analisi in tal senso?
- si parla di 800 ore di corsi di formazione gratuita di cui un terzo circa di stage; se un giovane si trasferisse, come auspicato, dal centro sud dovrebbe garantirsi vitto e alloggio a sue spese per alcuni mesi? I periodi di stage presso le imprese saranno retribuiti? Se si come?
- Viene dichiarato che al termine dei corsi vi saranno concrete chance di occupazione. concrete possibilità di occupazione non sono certezza di occupazione: cosa dovrebbe spingere i “candidati” a lasciare la propria famiglia, a frequentare corsi di formazione sobbarcandosi potenzialmente costi, senza alcuna garanzia? E al termine dell’iter formativo quale tipologia di assunzione verrà proposta a questi candidati? Entreranno a tempo indeterminato da subito oppure no?
Riteniamo che il progetto Virtus-Lab interroghi tutti, sui coni d’ombra che in questo paese continuano ad aprirsi fra quantità e qualità del lavoro che si crea o si intende creare.
Ben venga quindi un investimento sulla formazione ma lo stesso non può essere svincolato dalla prospettiva di accedere ad un lavoro sicuro, stabile e correttamente retribuito, ancor più se si chiede a giovani lavoratori di operare una scelta di vita come quella di cambiare città e inventarsi un futuro a Reggio Emilia.
Cgil Cisl e Uil invitano Confindustria ad avviare un confronto a 360 gradi, coinvolgendo anche Provincia e Comune: il lavoro che si crea sul nostro territorio è un tema di tutti, la sua qualità riguarda anche noi.
CGIL CISL UIL Provinciali