Pellati, Cgil: “Anche a Reggio Emilia c’è tanto da fare sulla prevenzione di infortuni e malattie”
Si è svolta ieri in videoconferenza L’Assemblea nazionale dei delegati e rappresentanti alla sicurezza (RLS e RLST) alla presenza dei Segretari nazionali di CGIL, CISL e UIL per dire ancora una volta basta ai morti sul lavoro.
La ripresa delle attività produttive infatti, con l’allentarsi delle misure restrittive dovute alla pandemia, avvenuta con i ritmi e i carichi di lavoro di sempre, ha messo ancora una volta a nudo la difficoltà in questo Paese di dare priorità a salute e sicurezza sul lavoro.
Interi settori come le costruzioni, l’agricoltura, la logistica, l’industria manifatturiera sono oggi luoghi dove le persone rischiano di farsi male o di riportare danni fisici spesso irreversibili.
In Emilia Romagna i dati INAIL danno un calo delle denunce di infortunio del 20% ( da 84941 nel 2019 a 67816 nel 2020) anche se però prendendo a riferimento il mese di dicembre 2019 in confronto a dicembre 2020 Ferrara, Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna vedono un aumento degli infortuni mese su mese.
Mentre l’aumento degli infortuni mortali nel 2020 rispetto al 2019, sempre da dati INAIL e sempre in Emilia Romagna, vede un passaggio da 106 a 119 con un incremento del 12% (Reggio Emilia 12 nel 2019 11 nel 2020).
Reggio Emilia sembrerebbe una provincia più virtuosa per numeri di infortuni e malattie professionali, quest’ultime sono passate da 10.790 casi nel 2019 a 8.505 casi nel 2020, mentre gli infortuni mortali dai 12 del 2019 ai 11 del 2020 ma i dati vanno letti alla luce degli eventi dell’ultimo anno.
“Sono dati falsati dalla mancanza di considerazione del calo degli occupati, del massiccio utilizzo delle ore di cassa integrazione e del lavoro agile durante la pandemia – spiega Mirco Pellati, Responsabile Salute e Sicurezza Cgil Reggio Emilia – Nel 2019, e fino a dicembre 2020, in Emilia Romagna il numero di lavoratori in forza ha subito una flessione di circa 43.000 unità ciò significa che il numero di infortuni su occupati rimane di fatto costante e che anche a Reggio Emilia si muore ancora di lavoro”.
“Ad incidere sui dati è poi anche in alcuni casi la mancanza di denuncia: purtroppo stiamo verificando che spesso in caso di infortunio sul lavoro, la denuncia al proprio datore di lavoro non viene fatta a causa delle pressioni di quest’ultimi e alla possibilità di essere licenziati o discriminati – continua Pellati – Questo ovviamente vale anche per le denunce di malattia professionale dovute spesso ai ritmi, all’organizzazione del lavoro, ai carichi che sono spesso troppo pesanti, ad esempio nella logistica”.
Il 2020 infine è stato anche l’anno degli infortuni legati alla pandemia- da Covid 19.
Oltre 10.000 in tutta la Regione, suddivisi con una forte marcatura di genere avendo riguardato per il 73% donne e il 27% uomini. “Un dato dovuto al fatto che il settore più colpito è stato quello della sanità e del socio assistenziale – sottolinea Pellati – dove la maggioranza di addetti è donna e che da solo ha rappresentato il 67% di tutti i casi”.
L’Assemblea Nazionale CGIL CISL e UIL insieme agli RLS/RLST e delegati ha proclamato per tenere alta l’attenzione su questi temi, il prossimo 20 maggio, una serie di assemblee sul tema della salute e sicurezza in tutti i luoghi di lavoro.
“Bisogna agire nel segno del cambiamento e quindi l’apertura di una vertenza che le tre Organizzazioni Sindacali a livello nazionale apriranno nei confronti del Governo e delle Istituzioni per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro, che deve diventare una priorità a tutti i livelli non è più rimandabile – conclude Pellati -. Anche sul piano locale Reggio Emilia, i cui dati sono in linea quelli regionali, deve fare la sua parte perché anche sul nostro territorio il lavoro da fare è ancora tanto e necessita di una forte presa di posizione di tutte le Organizzazioni Sindacali”