Ancora una volta i metalmeccanici nella nostra Provincia sono protagonisti di una consultazione democratica senza eguali a livello politico e sindacale.
Sono quasi 20 mila i lavoratori coinvolti, in circa 190 aziende reggiane, per il voto sull’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale delle imprese associate a Federmeccanica, siglato il 5 febbraio scorso.
Nelle riunioni sindacali i lavoratori ascolteranno la sintesi dell’ipotesi di accordo, si confronteranno sui valori e i limiti della mediazione raggiunta con le controparti e alla fine voteranno.
“Una prova di democrazia che può essere un modello, non solo a livello sindacale, ma per tutta la politica “ dichiarano Fim Fiom Uilm di Reggio Emilia.
Le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici in tutto il Paese sono chiamati ad esprimersi su una ipotesi di accordo che prevede un aumento a regime di 100 euro lordi mensili per gli addetti inquadrati al quinto livello, con aumenti riproporzionati per gli altri livelli che, ad esempio, vedranno superata la soglia simbolica dei 100 euro per i lavoratori del terzo livello, l’inquadramento più diffuso nelle officine.
“Dall’inizio della vertenza avevamo dichiarato che questa trattativa non poteva chiudersi senza un significativo aumento dei minimi tabellari, e così è avvenuto – sottolineano Fim Fiom Uilm di Reggio Emilia – restituendo centralità salariale al contratto nazionale, che torna ad essere punto di riferimento per tutti i lavoratori” .
Per i sindacati metalmeccanici reggiani il contratto nazionale è il principale strumento di riduzione delle disuguaglianze “il gap salariale tra uomini e donne, ad esempio, è tutto generato dalle imprese che con superminimi individuali e carriere fatte su misura per gli uomini hanno negli anni causato circa un 15% di differenza salariale di genere – affermano Vecchi Uriti e Scialla, segretari provinciali dei sindacati firmatari-. Con un contratto nazionale forte si tutelano i più deboli, che sono i precari, i lavoratori con mansioni meno professionalizzanti e le donne, come le statistiche dimostrano”.
Il Covid ha stravolto tutto, anche la consultazione per il contratto nazionale, che infatti durerà più del solito, circa due mesi, e si concluderà a metà aprile.
“Stiamo moltiplicando a dismisura le assemblee, coinvolgendo i Comitati Aziendali anti-Covid, per svolgerle col massimo delle precauzioni possibili, molto spesso raddoppiandole di numero rispetto al solito, per dimezzare i partecipanti e quindi garantire il distanziamento, ma quando questo non basta stiamo utilizzando i piazzali delle imprese e permettendo ai lavoratori di partecipare anche da remoto collegandosi con piattaforme digitali – spiegano i sindacati – l’ora di assemblea con i lavoratori è e deve rimanere sempre il momento più sicuro della vita lavorativa, le misure di sicurezza vanno spesso oltre i protocolli, e le persone sono serene perché sanno che da parte nostra e delle aziende c’è il massimo rigore nel rispetto dei protocolli, ma questo non ci fa abbassare la guardia”.
L’ipotesi di accordo prevede anche una riforma dell’inquadramento professionale, (capitolo che era rimasto quasi immutato dal 1973), con un aggiornamento che terrà conto delle trasformazioni tecnologiche ed organizzative avvenute nelle aziende negli ultimi 50 anni.
“La riforma dell’inquadramento è un investimento sul futuro – spiegano i sindacati -insieme alla conferma delle 24 ore di formazione professionale è un modo per rilanciare la centralità del lavoro, della conoscenza e delle competenze dei lavoratori nei processi produttivi”.
Tra le altre cose viene eliminato anche il primo livello contrattuale, il più basso, garantendo da giugno a circa 10 mila lavoratori in tutta Italia uno scatto salariale di circa 100 euro in un mese solo.
Per la prima volta nel nostro Paese un contratto nazionale di lavoro recepisce la normativa per la tutela delle donne vittime di violenza con un protocollo di diritti aggiuntivi rispetto alla legge, con l’obiettivo di evitare che la violenza di genere abbia conseguenze pesanti anche di carattere lavorativo sulla vita delle donne vittime.
“In questo momento i metalmeccanici stanno votando. Il voto è vincolante, senza il voto dei lavoratori non potremmo firmare il contratto- concludono Scialla, Uriti e Vecchi – la democrazia sindacale è una conquista dei lavoratori, che infatti stanno rispondendo in massa”.
Fim, Fiom e Uilm di Reggio Emilia invitano tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori metalmeccanici a partecipare alle assemblee, in presenza o in remoto, a seconda del tipo di organizzazione, e di votare affermativamente alla consultazione referendaria certificata.