C’è fermento nelle fabbriche reggiane in preparazione dello sciopero generale dei metalmeccanici del 5 novembre.
Dopo gli scioperi spontanei, i metalmeccanici reggiani prendono la spinta per la nuova iniziativa di lotta che coinvolgerà tutte le aziende che applicano il contratto nazionale di Federmeccanica, senza perdere di vista la dinamica dell’epidemia Covid.
Fim Fiom Uilm stanno svolgendo in questi giorni centinaia di riunioni sindacali con i lavoratori per confrontarsi, spiegare l’andamento della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, ascoltare il punto di vista dei propri rappresentati.
Ognuna delle 450 assemblee sindacali programmate si sta svolgendo in condizioni di sicurezza e nel rispetto delle norme vigenti. “I lavoratori indossano dal primo all’ultimo minuto le mascherine, il distanziamento fisico di almeno un metro, spesso due metri, è sempre rispettato con precisione – spiegano i sindacati – vengono areati i locali e in alcuni casi le assemblee avvengono direttamente in ambienti aperti”.
“Uno sforzo organizzativo enorme perché dove eravamo abituati a fare un’assemblea ne abbiamo svolte due o tre, dove se ne faceva una per turno ora ne facciamo anche tredici, in alcune aziende come Interpump si è arrivati a diciotto assemblee. Alla Argo Tractor a Fabbrico e San Martino per dividere i lavoratori in piccoli gruppi e garantire il rispetto delle norme sono state effettuate trentotto micro riunioni dentro i locali aziendali” spiegano il Segretario Fiom Cgil Simone Vecchi, il segretario Fim Cisl Giorgio Uriti e il segretario Uilm Uil Jacopo Scialla.
Dalle assemblee dei lavoratori emergono in particolare tre urgenze: sicurezza, occupazione, rinnovo adeguato del contratto, a partire dal salario
“Ci chiedono che le condizioni di sicurezza ottenute in azienda vengano estese in tutti i luoghi, anche fuori dalle fabbriche, e che non si abbassi la guardia su questo tema. – sottolineano i rappresentanti delle tute blu – Al sindacato confederale si chiede di non mollare sul blocco dei licenziamenti, ritenendo assurdo che il Governo cambi idea proprio ora che si sta tornando dentro ad un nuovo picco epidemico. Infine, ci chiedono con forza che il Covid non venga utilizzato come alibi per non riconoscere aumenti salariali”.
Già lo scorso 7 ottobre i sindacati nazionali dei metalmeccanici hanno proclamato lo stato di agitazione in risposta all’intransigenza di Federmeccanica sul tema del salario. Gli industriali proponevano infatti un modello di aumento salariale che di fatto avrebbe cancellato l’aumento del salario reale.
“C’è una parte degli industriali che non vuole più fare il contratto collettivo nazionale, vuole passare alla contrattazione individuale – rincarano Vecchi, Uriti e Scialla – Qualcuno la chiama “meritocrazia” ma è solo un ritorno all’Ottocento. I lavoratori non ci stanno, per questo scioperano. La posizione politica di questi industriali, che auspichiamo diventi presto minoranza, è irresponsabile proprio perché presa in questa difficile fase di emergenza sanitaria. Il contratto nazionale è uno strumento che garantisce e tutela i metalmeccanici, va rinnovato presto, a partire dal salario. Aggiungiamo che sfruttare la paura del Covid per non fare il contratto sarebbe inaccettabile. Bisogna ridurre la precarietà e non sbloccare i licenziamenti, è necessaria più formazione, non di meno. Le aziende devono migliorare la professionalità delle persone che lavorano e retribuirle meglio”.
Per il 5 novembre i sindacati stanno inventando soluzioni innovative per rendere visibile la lotta dei metalmeccanici senza aumentare il rischio contagio “E’ una situazione inedita per ogni aspetto della vita sociale, anche per il conflitto industriale – concludono i segretari di Fim Fiom Uilm – Ancora non abbiamo deciso le forme di mobilitazione ma di una cosa siamo certi: si può e si deve lavorare in sicurezza, si può e si deve scioperare in sicurezza”.