“Sulla riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza che ha visto il suo avvio nel mese di ottobre con la riorganizzazione della continuità assistenziale, cioè della Guardia Medica, c’è ancora molto da fare”.
Lo scrive in una nota la Cgil reggiana preoccupata in particolare per la mancanza di copertura della Zona montana, passata da quattro punti di Guardia medica (Castelnovo Monti, Busana, Casina e Villa Minozzo) a due, essendo rimaste attive le sole sedi di Castelnovo Monti e Villa Minozzo.
“Pur comprendendo che a fronte della cronica carenza di personale medico l’Azienda sanitaria abbia cercato di razionalizzare le risorse – dichiara Elena Strozzi, della segreteria Cgil – abbiamo in più occasioni sollecitato la stessa a rivedere l’attuale assetto in quanto un territorio così vasto, e a tratti disagiato, necessita di maggiori attenzioni e non al contrario di essere abbandonato”.
“Se la valorizzazione delle aree interne e dei territori montani è uno degli obiettivi regionali non si comprende come si possa evitare lo spopolamento di queste aree – continua Strozzi – andando a ridurre i servizi, primi fra tutti quelli essenziali, come la sanità di prossimità in tutte le sue declinazioni a partire da quella della continuità assistenziale”.
Il rischio oggettivo infatti è che non venga garantita la stessa efficacia di intervento su tutto il territorio provinciale producendo iniquità.
“E’ una cosa che non può essere tollerata – conclude la Segretaria confederale – E’ sicuramente in atto una trasformazione radicale del sistema di gestione dell’emergenza sanitaria, di cui non vanno sottovalutati i possibili risvolti positivi ma per garantirne l’efficacia non si può lasciare indietro nessuno”.