Con l’accordo sindacale firmato in via Aldo Moro a Bologna nella sede della Regione Emilia Romagna viene formalizzato il salvataggio di una parte di EMS Group, con l’assunzione di 60 addetti e l’impegno da parte del Gruppo Bottero a mantenere la produzione sul sito di Montecchio, continuare ad investire nel nuovo polo industriale e fare nuove assunzioni non appena riprenderanno i volumi produttivi.
“La vicenda EMS Group è emblematica e va raccontata per intero – dichiara Giovanni Prisco della Fiom di Reggio Emilia che in questi anni ha seguito le vicende sindacali del gruppo – perché è l’esempio plastico di come gli stessi lavoratori che ogni giorno producono valore, creano prodotti, li vendono, permettono ai proprietari di intascare dividendi, poi diventano numeri da tagliare quando manager incapaci portano al collasso le aziende”.
Prima della nascita di EMS, nel 2019, esistevano cinque aziende di cui quattro nella Val D’Enza: la Zecchetti, la Emmeti, la Mectra, la Logic, più la Sipac di Fontevivo in provincia di Parma.
Queste aziende erano un fiore all’occhiello nella produzione di macchine automatiche per l’industria, in particolare nel settore della produzione del vetro e di pallettizzatori, e con l’arrivo del fondo finanziario Xenon con sede in Lussemburgo furono fuse e rinominate EMS Group.
“Nel 2021 Ems Group arriva ad avere fino a 460 addetti, più tutto l’indotto di fornitori e artigiani locali, e un fatturato di decine di milioni. Il 2021 è anche l’ anno in cui il bilancio determina un passivo di 36 milioni. E’ da quel momento che il fondo inizia un progressivo disinvestimento – ricostruisce la Fiom in una nota -. Con i primi segnali di crisi aziendale la proprietà si deresponsabilizza, e ai dipendenti diventa evidente che il futuro della propria azienda potrebbe essere molto negativo, cominciano quindi le dimissioni e in pochi mesi gli addetti quasi si dimezzano, tant’è che – dichiara Prisco – “quando tra luglio e agosto del 2023 viene firmato il primo contratto di solidarietà, erano rimasti circa 280 dipendenti.”
“Tra fine 2022 e inizio 2023 il sindacato ripetutamente chiede alla Direzione aziendale di avere un quadro trasparente ed articolato della situazione economica e finanziaria. Nei primi giorni di gennaio 2023 l’allora Amministratore Delegato invia a tutti i dipendenti una email per tranquillizzare gli animi in cui si afferma letteralmente che “il peggio è passato”. Pochi mesi dopo, ad agosto, viene però depositato al Tribunale fallimentare di Reggio Emilia una proposta di ristrutturazione del debito e di gestione della crisi negoziata. -continua la nota – In quelle settimane emergerà un quadro molto fosco, con un debito monstre di circa trecento milioni di euro nei confronti di banche, fornitori, lavoratori e complessivamente migliaia di creditori. Un debito sproporzionato per le dimensioni del fatturato e il conto economico aziendale: inverosimile pensare che si fosse creato in pochi mesi”.
“La ricchezza prodotta dall’intelligenza e dal lavoro di centinaia di impiegati e operai è stata distrutta in pochi mesi da scelte manageriali sbagliate che, la storia ha dimostrato, hanno quasi ammazzato un importante polo industriale” aggiunge Prisco.
La Fiom insieme alle Rsu aziendali si attiva subito per salvaguardare i posti di lavoro, vengono coinvolte le istituzioni a partire dal Comune di Montecchio nella persona del Sindaco Torelli e della Regione Emilia Romagna, dove ha sempre giocato un ruolo importantissimo l’Assessorato alle Attività Produttive con Vincenzo Colla.
“Le istituzioni hanno giocato un ruolo fondamentale a difesa dell’industria e del lavoro nella nostra regione” dichiara Simone Vecchi, Segretario provinciale della Fiom di Reggio Emilia.
A luglio 2023 viene firmato un contratto di solidarietà che, dopo sei mesi, si trasformerà in cassa integrazione straordinaria a causa del congelamento di quasi tutte le attività produttive. In quel momento, preso atto della non volontà di investire dal parte del fondo Xenon, si affacciano diversi soggetti interessati a rilevare una parte dell’attività di EMS Group.
“Il cinismo ragionieristico del fondo che ha scelto di voltare le spalle all’azienda e ai lavoratori, prendendo atto della progressiva morte dell’attività industriale, è emblematico di cosa ha significato la finanziarizzazione dell’industria” prosegue Vecchi.
Dei diversi soggetti interessati resterà solo il Gruppo Bottero, con cui il sindacato e le istituzioni apriranno prima un confronto e poi una vera e propria trattativa con lo scopo di salvare più posti di lavoro possibili.
“Sessanta posti di lavoro sono oggettivamente pochi – dichiara infine Prisco – ma con l’accordo sindacale si è comunque salvaguardato il punto produttivo e si è ottenuto dalla proprietà l’impegno a non delocalizzare le attività in altri siti”.
Con l’accordo firmato in Regione inizia quindi una nuova storia industriale sulle ceneri di Ems Group.