Il 16 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo della legge Delega per la riforma fiscale. Anche se per comprendere il reale contenuto della riforma bisognerà attendere i decreti di attuazione, già da questo primo provvedimento emerge con chiarezza quale strada il Governo Meloni voglia percorrere.
La legge promette un generale abbassamento delle imposte per tutti, veicolando il messaggio che pagare il dovuto allo stato sia un “fastidio da evitare”.
Per un’operazione di questo tenore dovrebbero essere indicate da subito le coperture finanziarie necessarie e su questo punto la legge, guarda caso non è chiara.
Tradotto: le minori entrate corrono il rischio di essere compensate con minor spesa pubblica!
La riforma annunciata mira ad arrivare ad un’unica aliquota fiscale per tutti indipendentemente dal reddito percepito; Il primo passo verso questa “semplificazione” è un passaggio a tre aliquote.
E’ abbastanza lampante come in questa maniera chi guadagna 10.000 euro contribuirà alla spesa pubblica allo stesso modo di chi guadagna 100.000 euro in barba ai principi di equità e progressività stabiliti dalla Costituzione. Il risparmio fiscale quindi sarà molto diverso fra chi è ricco e chi per vivere deve lavorare.
Ma c’è di più: la delega interviene anche sull’ IRAP proponendosi di abolirla. L’ IRAP è l’unica imposta con cui le imprese finanziano direttamente la sanità regionale.
Non viene prevista poi alcuna forma di tassazione della ricchezza in un paese come l’Italia che ha un debito pubblico enorme ma anche una grandissima ricchezza privata. Per decenni i debiti sono stati socializzati e le ricchezze privatizzate.
La legge non mette in campo nulla di concreto per recuperare i 100 miliardi di evasione fiscale ma lancia un pericolosissimo messaggio: chi non paga il dovuto può accordarsi con lo stato per trovare una soluzione su quanto e quando pagare!
In Italia su circa 41 milioni di contribuenti, 22 milioni sono lavoratori dipendenti e 14, 5 pensionati, cioè il 90% del totale. A questi cittadini il Governo promette un risparmio immediato in busta paga che dovranno restituire con gli interessi perché saranno chiamati a pagare di tasca propria la scuola per i figli, l’assistenza per gli anziani, le prestazioni mediche e sanitarie in una parola il welfare.
L’obbiettivo finale è quello di assoggettare anche i redditi da pensioni e da lavoro dipendente alla flat tax come è stato fatto per gli autonomi; peccato però che i lavoratori dipendenti non possono quasi mai definire il loro reddito.
L’idea del Governo è assolutamente opposta a quella contenuta nella piattaforma unitaria di CGIL, CISL e UIL che ha come obbiettivo quello di utilizzare la leva fiscale per produrre maggior redistribuzione delle ricchezze, maggior equità , maggior progressività, la restituzione del fiscal drag, il sostegno dei redditi più bassi.
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Nelle prossime settimane si terranno assemblee sindacali retribuite nei luoghi di lavoro. Partecipa e prendi parte alle nostra mobilitazione!