Verità per Giulio Regeni

DATI INAIL: AUMENTANO ANCORA GLI INFORTUNI SUL LAVORO, CALA LIEVEMENTE IL NUMERO DI MORTI. CGIL“ INVESTIRE SU SALUTE E SICUREZZA NECESSARIO PER INVERTIRE LA TENDENZA”

Lo scorso 31 gennaio l’INAIL ha pubblicato i dati degli infortuni e delle malattie professionali in Italia confermando il trend dei primi tre trimestri del 2022. A livello nazionale il numero delle denunce di infortunio rispetto al 2021 è aumentato del 25,7% in tutti i settori. Si tratta di infortuni sul posto di lavoro (+28%) e in itinere (+11,9%).

Sono invece in calo del 10,7% il numero di infortuni mortali (1.090 contro i 1.221 del 2021). Un dato ancora troppo alto che racconta una media di 3 morti sul lavoro al giorno nel 2022.
Anche nella nostra Regione si registra un calo, con un -31% rispetto al 2021 ( nel 2022 i morti sono stati 88 contro i 110 del 2022).

Aumenta anche in Emilia Romagna il numero delle denunce: 81.170 denunce nel 2022 contro le 74.066 del 2021 (+ 9,6%). Aumento che riguarda sia gli infortuni sul posto di lavoro (+9,30%) che quelli in itinere (+11,7%).
Il settore più colpito è quello dei lavoratori pubblici, +36%, dovuto sicuramente alle infezioni da covid che continua a vedere i lavoratori della sanità in prima linea; ma anche industria e servizi riscontrano un aumento del 7,2%, leggermente in contro tendenza l’agricoltura con un -2,35% rispetto al 2021.
In tutte le provincie dell’Emilia Romagna si riscontrano percentuali d’aumento degli infortuni: la nostra provincia nel 2022 ha visto 9.623 denunce (erano 9177 del 2021) con un incremento del 4,25%. Mentre sono calati gli infortuni mortali che nel 2022 sono stati 2 contro i 15 del 2021.

Anche per le denunce di malattia professionale il dato del 2022 è in aumento, sia a livello nazionale sia per la nostra Regione.
In Italia nel 2022 sono state fatte 60.774 denunce contro le le 55.288 del 2021 (+10%); stesso trend in Emilia Romagna che registra nel 2022 un +125 denunce rispetto alle 5.703 del 2021 (+2,25%).

“Questi dati dimostrano che sul tema salute e sicurezza nei luoghi di lavoro non abbiamo risultati positivi – sottolinea Mirco Pellati, Dipartimento salute e sicurezza della Camera del Lavoro di Reggio Emilia – Il taglio lineare dei finanziamenti alla sanità pubblica da parte di Stato e Regioni e quindi ai Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (SPSAL) che negli ultimi 10 anni ha visto dimezzarsi il personale, non ha permesso che l’attività di formazione, informazione, prevenzione, ispezione portassero ad una riduzione del rischio per i lavoratori”.
“Anche Dl146 del 2021, dopo l’incidente mortale di Luana D’Orazio che ha scosso l’opinione pubblica e che ha portato all’assunzione di mille ispettori in tutto il territorio nazionale, è sembrato più una reazione improvvisata che un vero cambiamento – continua Pellati – Non si deve pensare che il solo potenziamento dei servizi ispettivi e di prevenzione possa ridurre drasticamente il numero di infortuni e di malattie professionali sul lavoro. E’un problema strutturale quando gli investimenti sulla salute e sulla sicurezza sono visti solo come dei costi e non come investimento, quando le aziende destrutturano i cicli produttivi appaltando tutto quello che possono per ridurre i costi, quando i committenti di questi appalti non rispondono in prima persona della mancata applicazione delle norme sulla salute e sicurezza delle ditte appaltanti, quando si fa della precarietà e dell’illegalità la pratica quotidiana di assunzione dei lavoratori. Stando così le cose è fin tanto ovvio che gli incidenti sul lavoro non diminuiranno e le malattie professionali non si ridurranno.

“E’ necessario creare un sistema premiante per tutte quelle aziende che investono parte dei loro profitti nella salute e sicurezza, nella prevenzione e penalizzare tutte quelle aziende che al contrario non rispettano leggi e norme – conclude Pellati – Infine, come definito nel Patto regionale tra Regione Emilia Romagna e Parti sociali bisogna attivare nei territori i tavoli comuni tra associazioni datoriali, Sindacati e istituzioni pubbliche (ASL con il proprio Servizio di Prevenzione, Ispettorato del Lavoro, INAIL) programmando percorsi strutturali che invertano la rotta e che permettano di ridurre quei numeri che abbiamo visto sopra. Non va escluso nemmeno il ruolo della scuola e l’importanza di portare il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro come argomento di attività scolastica per gettare le basi di quella cultura che tanto manca nel nostro Paese”.

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