La mobilitazione è stata proclamata da Flc Cgil, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams.
Contratto, precariato, classi pollaio tra le ragioni dello sciopero.
Sinopoli: questo esecutivo ha deciso di disinvestire sull’istruzione pubblica
Nessuna apertura o passo in avanti nelle trattative. E così anche il tentativo di conciliazione previsto dal contratto – dopo la proclamazione dello stato di agitazione della scorsa settimana – è fallito. La scuola andrà dunque allo sciopero il prossimo 10 dicembre, così come annunciato nella conferenza stampa del 24 novembre da Flc Cgil, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams.
Insomma l’Amministrazione non ha fatto nulla per cercare di dare risposte al personale della scuola rimasto senza atto negoziale per il rinnovo del contratto e senza risorse per aumenti a tre cifre come promesso dallo stesso ministro. A parte un insoddisfacente “cercheremo risorse”, che però non è sufficiente per fermare la protesta, visto che non vengono definiti né capitoli di spesa, né possibili incrementi e che nessuna soluzione normativa, nemmeno a costo zero, viene presentata, salvo un generico impegno a proseguire con gli incontri. Servono segnali concreti non aperture di dialogo. Servono misure che diano valore alla scuola, dignità professionale al personale.
Misure che in legge di bilancio non ci sono. Il che è grave perché nel Con il decreto approvato nel pomeriggio del 24 novembre il Governo ha deciso una nuova stretta: a partire dal 15 dicembre tutto il personale della scuola dovrà essere vaccinato. Per la precisione l’obbligo riguarda il “personale scolastico del sistema nazionale di istruzione, delle scuole non paritarie, dei servizi educativi per l’infanzia, dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale, dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore”.
Patto per l’istruzione, siglato la scorsa primavera, ben 21 punti erano dedicati alla centralità della scuola e si promettevano interventi su stipendi, classi pollaio e stabilizzazione del precariato. Nel proclamare lo sciopero, i sindacati hanno indicato cinque temi centrali. Il primo riguarda il rinnovo contrattuale. Servirebbero 350 euro al mese per adeguarsi alla media europea, ma in Finanziaria ce ne sono appena 87 più 12 euro per premiare una non meglio definita “dedizione professionale” e quindi neanche per tutti. Un linguaggio insultante, oltre la miseria dello stanziamento previsto, praticamente una mancia. Poi c’è la questione dell’organico covid, utilizzato durante la pandemia per garantire le misure di sicurezza nelle scuole e per sdoppiare le classi troppo numerose e che è stato prorogato solo per i docenti, escludendo quindi il personale Ata.
Sul personale precario, e sulla necessità di stabilizzarlo come ci ricorda spesso anche l’Europa, nessun confronto è stato ancora aperto. Anche sulle classi troppo numerose non è stato previsto praticamente nulla così come su temi apparentemente tecnici, ma fondamentali per il funzionamento della scuola e la dignità delle persone.
Le misure legate a situazioni professionali come quella dei dirigenti amministrativi facenti funzione, o attinenti al lavoro del personale come il blocco della mobilità per legge, invece che regolato per contratto, sono due esempi di misure che possono essere prese a costo zero. Insomma: le ragioni per cui la scuola non ci sta sono veramente tante. E quando non c’è dialogo, il conflitto resta l’unica risposta possibile.
LEGGI IL NOTIZIARIO DELLA FLC CGIL DI REGGIO EMILIA SULLO SCIOPERO DELLA SCUOLA